Luigi Galvani, nato a Bologna nel 1737, è ricordato da tutti per i suoi esperimenti sulle rane e per essere stato lo scopritore dell’elettricità animale (che ne fa uno dei fondatori della moderna elettrofisiologia e delle neuroscienze).
Fu lui a dar vita, secondo le parole di Niels Bohr, “ad una nuova epoca nella storia della scienza”. Dal suo nome derivano termini come galvanometro,
galvanizzazione, pila galvanica ecc.
Eppure di questo gigante della storia della scienza non esisteva nessuna biografia completa ed esauriente, sino a quella, recentissima, di Marco Bresadola (membro della Società italiana e di quella europea di Storia della scienza): Luigi Galvani. Devozione, scienza e rivoluzione (2011).
Chi è, allora, Galvani? Bresadola ne ricostruisce l’intera esistenza partendo dall’educazione religiosa ricevuta da un padre gesuita e presso l’oratorio dei padri Filippini. Siamo nel Settecento, nell’epoca in cui Benedetto XIV, bolognese anch’egli, protegge e incoraggia studi scientifici di ogni genere, come molti altri suoi predecessori.
Il giovane Galvani dimostra presto grande passione per la chimica, la fisica, la botanica e per l’anatomia, che proprio a Bologna, in età medievale, aveva mosso i suoi primi passi.
Suoi luoghi di formazione sono l’Università, l’Istituto delle Scienze di Bologna e gli ospedali cittadini, che non abbandonerà neppure dopo aver intrapreso la carriera accademica.
La vita di Luigi è segnata dal fervore religioso, che accompagnerà senza intervalli tutta la vita, dalla passione per la medicina e la scienza, e dall’amore per Lucia, la nobile ventenne che sposa nel gennaio del 1764.
Lucia, figlia di Domenico Gusmano Galeazzi, maestro di anatomia e di fisica di Luigi, è veramente l’amore di una vita: insieme frequentano l’oratorio, insieme pregano, insieme si dedicano alle opere di carità verso i poveri e i malati della città. Lucia inoltre non si limita ad assistere il marito “nella scrittura delle sue opere”, ma funge persino “da collaboratrice nelle sue ricerche di laboratorio”, con un ruolo talora non secondario di aiutante e di suggeritrice, nel loro laboratorio domestico. Nel 1775 il Galeazzi, figura esemplare di scienziato e di medico, muore; dopo di lui decedono entrambi i genitori di Luigi.
Sono anni difficili, in cui Galvani intensifica la sua devozione religiosa, divenendo terziario francescano presso il convento di san Paolo in Monte. Questa scelta di vita significa per Luigi impegnarsi in un noviziato annuale, che lo preparerà ad abbracciare un “impegno che l’avrebbe assorbito quotidianamente per il resto della sua esistenza”.
Nel 1779 Galvani si sottopone alla cerimonia di vestizione, impegnandosi a digiunare due volte la settimana, a partecipare a tutte le attività pubbliche del convento, a numerose processioni e cerimonie religiose, e a vivere la carità nel mestiere a lui congeniale del medico.
Quanto alla sua attività di ricerca e di sperimentazione, Galvani, per il quale “comprendere la natura significa celebrare l’opera di Dio”, è l’ideatore “di una nuova metodologia sperimentale, basata su una preparazione particolare della rana e su disposizioni sperimentali originali”.
La rana “preparata alla Galvani”, nota sempre il Bresadola, “divenne infatti uno degli animali da esperimento più utilizzati nella storia della fisiologia e viene tuttora adoperata a fini didattici e di ricerca”.
Mentre uccide le rane per poi spellarle e cercare di comprendere l’origine dei segnali nervosi e delle contrazioni delle fibre muscolari; mentre insegna anatomia sul cadavere, in casa propria, nei mesi invernali, Galvani diviene anche professore di Ostetricia, disciplina in cui Bologna è all’avanguardia in Italia per volere ed interessamento del già citato Benedetto XIV.
Si tratta di un incarico che lo vede maestro delle levatrici e che ben si confà “al suo spirito francescano e al suo ideale di praticare la professione medica come un impegno civile volto ad alleviare le sofferenze delle persone e a promuovere la salute pubblica”.
…
Nel 1790 muore Lucia. Luigi, senza figli, rimane solo, in preda ad un dolore a lungo inconsolabile. Per la moglie scriverà un elogio latino, da inserire nella tomba, in un tubo di piombo, “perché si conservasse e testimoniasse ai posteri l’eterno amore provato per la consorte”.
Ma Galvani non abbandona i suoi esperimenti e proprio l’anno successivo pubblica il celebre De viribus electricitatis in motu musculari commentarius. E’ l’ora delle inevitabili controversie con i colleghi e dei dibattiti con Volta, ma fatto sta che l’elettricità animale diventa uno degli argomenti più discussi in Europa.
Con l’arrivo dei rivoluzionari francesi a Bologna, nel 1796, Galvani- invitato a giurare fedeltà alla Repubblica che umilia la sua Chiesa, che sopprime i conventi e spoglia le chiese “per soddisfare le ingenti richieste economiche dei francesi”-, preferisce rifiutarsi, perdere la cattedra e lo stipendio connesso, prima di morire con i conforti religiosi, e di essere accompagnato alla tomba, senza onori, ma circondato dall’affetto universale dei bolognesi, molti dei quali conoscevano la sua grande dedizione e premura verso i malati, il 4 dicembre 1798.
da: Francesco Agnoli, Andrea Bartelloni, Scienziati in tonaca, La Fontana di Siloe (Torino)
http://www.lindau.it/schedalibro.asp?idLibro=1452
http://www.raiscuola.rai.it/articoli/alessandro-volta-e-luigi-galvani-elettricit%C3%A0-parte-2/8629/default.aspx