Copernico non è Freud, nè Pirandello

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Maledetto sia Copernico!“: così lo scrittore Luigi Pirandello fa dire a Mattia Pascal, nel celebre romanzo Il fu Mattia Pascal. Perchè maledetto?

Perchè, secondo Pirandello, Copernico, togliendo l’uomo dal centro dell’universo, gli avrebbe svelato la sua piccolezza, non tanto geografica, quanto metafisica. Riducendo l’uomo ad un nulla, disperso in un cosmo infinito e ignaro della sua esistenza.

La lettura che Pirandello dà della rivoluzione copernicana appartiene a molti altri scrittori, ed è un luogo comune della cultura contemporanea.

Prima di lui era stato S. Freud a sostenere che Copernico aveva inflitto una prima ferita alla tradizionale visione della dignità dell’uomo,  distruggendo il cosmo geocentrico.

Ma la lettura di Freud e Pirandello è corretta? Corrisponde alla verità storica? Il geocentrismo messo in crisi da Copernico era stato il fondamento dell’antropocentrismo?

A tutte queste domande, si può rispondere: no.

Di seguito una spiegazione delle idee di Niccolò Copernico:

Niccolò Copernico, autore nel 1543 del De revolutionibus orbium coelestium, non sarebbe contento che il suo nome venga così spesso affiancato a una lettura antistorica dell’eliocentrismo da lui proposto. Infatti, per molti, soprattutto a partire dal Settecento, l’eliocentrismo copernicano, “sfrattando” la Terra dal centro dell’Universo, avrebbe mandato in frantumi l’antropocentrismo cristiano, indicando all’uomo la sua vera natura, infima e miserevole. Si tratta di una lettura del tutto fuorviante, per numerosi motivi.

Il primo: Copernico è un ecclesiastico del suo tempo, figlio della cultura cristiana medievale e rinascimentale. Per questo non interpreta mai l’eliocentrismo come uno sfratto; al contrario, vede nella capacità dell’uomo di indagare il Cosmo, un segno evidente della sua grandezza. Per lui esiste un «indescrivibile piacere mentale» che viene dalla contemplazione di «cose disposte nel più bell’ordine e governate dalla divina autorità». In perfetta linea con quanto dichiarerà l’astronomo “copernicano” Keplero: «l’uomo è lo scopo dell’universo e di tutta la Creazione»1.

«La Terra -ha scritto il celebre storico della scienza Paolo Rossi- resta per Keplero la sede più alta dell’universo, l’unica adatta all’uomo, signore del creato. La Terra è “la sede della creatura contemplatrice in grazia della quale fu creato l’universo”, è il luogo che “del tutto si addice alla creatura più importante e più nobile fra le corporee”»2.

Del resto nella Bibbia, testo di riferimento religioso sia per Copernico che per Keplero, si possono leggere molti passi in cui la grandezza dei cieli, immensi ma creati e finiti, è affiancata alla piccolezza dell’uomo, di cui però, e qui sta il punto, Dio si prende cura: «Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?» (Salmo 8).

In secondo luogo, bisogna ricordare che il geocentrismo è di origine greca, contrassegnando il sistema aristotelico-tolemaico. I Greci erano essenzialmente cosmocentrici, non antropocentrici (come del resto tutte le culture antiche); essi mettevano la Terra al centro dell’Universo non per la sua importanza, ma al contrario, perché la consideravano il corpo meno nobile, rispetto a tutti gli altri corpi celesti, considerati lisci, perfetti, cristallini, immutabili.

Dava Sobel, biografa di Copernico, rammenta che una delle paure di Copernico, era che «gli astronomi suoi colleghi (legati al sistema aristotelico-tolemaico, ndr) avrebbero osservato che la Terra stava bene al centro di tutto non perché la dimora del genere umano meritasse un posto d’onore, ma al contrario, perché al centro finiva col cadere e giacere ogni cosa materiale e perché crollo, cambiamento e morte erano il destino degli abitanti della Terra. In breve la Terra era al centro perché era non il culmine ma il fondo del creato, e non si doveva osare mettere il Sole, che molti chiamavano il lume celeste, nel buco infernale posto al centro del Cosmo»3.

Si potrebbe aggiungere che tutto il pensiero astrologico antico e rinascimentale, condannato dalla Chiesa, si fondava sull’idea dei cieli come «causa efficiente universale»: ciò che accade sulla Terra, sarebbe dunque deciso dalle stelle divine (laddove per un cattolico come Copernico, l’uomo è superiore alle stelle, e per questo libero rispetto ad esse).

Si aggiunga che anche Galileo Galilei, nella sua polemica contro il geocentrismo e le due fisiche greche, vantava di aver elevato la Terra «nobilissima ed ammirabile» − e non già, come per gli aristotelici, «sentina di terrene sordidezze e brutture» (Dialogo) −, al ruolo degli altri pianeti e delle stelle.

1) M. Livio, La sezione aurea. Storia di un numero e di un mistero che dura da tremila anni, Bur, Milano 2012, 201; 2) P. Rossi, La nascita della scienza moderna in Europa, Laterza, Bari 2011, 172; 3) D. Sobel, Il segreto di Copernico, Rizzoli, Milano 2012, 40-41. Nota Paolo Rossi: «Il copernicanesimo fu osteggiato anche perché assegnava all’uomo una dimora troppo elevata, trasportandolo in luoghi non dissimili da quelli dei cieli immutabili e immortali» ( Paolo Rossi, cit., 178-179).

da: Francesco Agnoli, Creazione ed evoluzione. Dalla geologia alla cosmologia, Cantagalli, Siena, 2015.

Di seguito il passo citato da Dava Sobel:

sobelDi seguito il passo in cui il copernicano Galilei ribadisce che il geocentrismo greco, combattuto da Copernico, non elevava, ma umiliava la Terra:

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