Franco Rasetti: uno scienziato si ribella all’atomica

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Molti sono gli scienziati che, una volta compresa la possibilità dell’atomica, vi lavorano alacremente: alcuni perché assolutamente indifferenti ed estranei ad ogni considerazione morale, altri perché convinti sia necessario vincere la guerra al più presto e fermare il nazismo (ma anche, in certi casi, spaventare gli ormai ex alleati comunisti). Si è vista la posizione di Lise Meitner, o quella di Leo Szilard e di Max Born; interessante, ma ancora non del tutto chiara, sull’altro fronte, la scelta di alcuni scienziati tedeschi, di non cimentarsi con convinzione nella costruzione di un ordigno nucleare a servizio del proprio paese

di cui non si condivide l’ideologia; ma forse i casi più eclatanti sono quelli di Sir Joseph Rotblat, il fisico polacco che pur facendo parte del Progetto Manhattan, decide di abbandonarlo, e quello dell’italiano Franco Rasetti.

Rasetti (1901-2001) è, con Amaldi, Maiorana, Pontecorvo, Segrè... uno dei “ragazzi di via Panisperna che catturarono l’energia atomica“, il braccio destro del futuro Nobel Enrico Fermi che tanta parte avrà nella realizzazione della bomba americana. Rasetti, che all’inizio degli anni Trenta collabora a Berlino con Lise Meitner e conosce Albert Einstein, pur non essendo ebreo lascia l’Italia dopo le leggi razziali del 1938: essendo un ottimo fisico ed essendo socio della Pontificia Accademia delle Scienze dal 1936, viene chiamato a dirigere il nuovo dipartimento di fisica dell’Università cattolica Laval a Quebec, in Canada.

Nel 1943 inglesi e francesi lo chiamano a partecipare alla costruzione di armi nucleari. Ma lui rifiuta: “La fisica non può vendere l’anima al diavolo“.

Dopo Hiroshima e Nagasaki Rasetti abbandona la fisica nucleare (è stato tra i primi a sperimentare sul neutrone ecc.), anche in segno di protesta verso i colleghi che si sono prestati alla costruzione della bomba, per dedicarsi a geologia, botanica, entomologia e divenire uno dei massimi paleontologi al mondo. Nella sua breve autobiografia, scriverà: ” Devo ammettere che scoprire i segreti della Natura è tra le cose più affascinanti che ci possano essere. Ma può darsi che qualcosa sia insieme molto affascinante e molto pericoloso. La scienza può dire “Se vuoi costruire una bomba da 100 megatoni devi fare così e così, ma la scienza non può mai dirci se dobbiamo costruire una bomba da 100 megatoni. Penso quindi che gli uomini dovrebbero interrogarsi più a fondo sulle motivazioni etiche delle loro azioni. E gli scienziati, mi dispiace dirlo, non lo fanno molto spesso… Sono ben consapevole che la geologia e la paleontologia non hanno l’alto rango della fisica nella gerarchia delle creazioni dell’intelletto umano. Io apprezzo il supremo valore estetico della relatività generale e della meccanica quantistica, e ammiro le menti umane che sono riuscite ad esprimere un’ infinità di fenomeni in poche ed eleganti equazioni matematiche. Invece, per ricostruire la storia della terra e l’evoluzione della vita, occorre un’immensa massa di osservazioni pazienti. Per me comunque, la contemplazione delle meraviglie della natura, una montagna, un fiore, un insetto, un fossile, non mi hanno dato minor piacere che ammirare le creazioni della nostra mente fisica e matematica“.

Interessante notare che la posizione di Rasetti, nel dopoguerra, diventerà più diffusa, anche in altri campi della scienza. Erwin Chargaff (1905-2002), biochimico austriaco, uno dei padri della biologia molecolare contemporanea, fuggito dalla Germania negli Usa durante il periodo del nazismo, e autore delle regole di Chargaff , inviterà più volte gli altri scienziati a non “giocare con la vita umana”, nel campo dell’embriologia, delle manipolazioni genetiche, della fecondazione artificiale. Scriverà: “Ci sono categorie dinnanzi alle quali la nostra grammatica (di scienziati, ndr) deve capitolare: Dio, la vita, anche il tempo e la forza; probabilmente la morte, l’inizio di tutte le cose, l’eternità”; “Oggi certa scienziati assomigliano ai maghi di un tempo, agli astrologi, che ‘fanno l’oroscopo agli embrioni’, agli alchimisti: in fin dei conti Hiroshima è stata il vero e definitivo trionfo dell’alchimia”; “Viviamo in un’epoca debole disponendo di strumenti forti”; “Il mondo sembra essersi assoggettato alla massima: ciò che si può fare, deve essere fatto. Se un’arma si può costruire, la si deve costruire; se la si può utilizzare, bisogna utilizzarla. Un fanatismo diabolico nei confronti della tecnocrazia ha annullato ogni scrupolo morale o legale” ; “Hanno perso il rispetto. Nessuno scienziato, nessuno sa cosa sia la vita, e nessuno potrà mai spiegarla. E’ un mistero eterno.” (E. Chargaff, Mistero impenetrabile, la scienza come lotta pro e contro la natura, Lindau, Torino, 2009).

da: https://www.ibs.it/filosofia-religione-politica-in-einstein-libro-francesco-agnoli/e/9788870949131