L’ Almanacco delle scienze del CNR, nel numero di marzo 2016 riporta un articolo sulle differenze tra il cervello dei maschi e quello delle femmine. Elisabetta Menna, dell’Istituto di neuroscienze del Cnr, riassume così lo status delle ricerche: “Di differenze ve ne sono a livello sia strutturale sia funzionale. In generale gli uomini hanno più neuroni (materia grigia) e le donne hanno maggiori connessioni (materia bianca)”.
Ciò significa, per semplificare al massimo, che la percezione popolare della differenza tra maschio e femmina, riassumibile pressappoco in un concetto
come questo: “le donne sono intuitive e multitasking, gli uomini logici e razionali”, non è peregrina.
Non si tratta certo di utilizzare la scienza, oggi, come si faceva nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento, quando un’ eccessiva fiducia nel metodo sperimentale, applicato agli uomini portarono a stabilire graduatorie molto rigide sulla superiorità del maschio sulla femmina.
Nel contesto materialista e riduzionista di allora, l’intelligenza, per usare una parola molto generica, doveva essere connessa non a qualche entità spirituale (la classica e ormai negletta “anima”), ma a fattori fisici ben documentabili e sperimentabili. Si riteneva che l’uomo fosse studiabile, per citare Emile Zola, come “un ciottolo della strada”, non solo quanto alla sua corporeità, ma anche riguardo alle sue scelte. E che l’intelligenza, trasformata in un’ entità sconnessa e isolata da educazione, passioni, emozioni, motivazioni…, fosse misurabile con opportuni test creati da psicologi, antropologi e psichiatri.
Per questo specialisti in fisiognomica, antropometria, frenologia e craniometria, tutte discipline che oggi consideriamo senza fondamento (pseudoscienze), ma allora ritenute il top del pensiero scientifico di contro alle vecchie “superstizioni religiose”, non avevano dubbi: come nel cranio di un uomo bianco stanno più pallini di piombo di quelli contenuti nel cranio di un nero, così il cranio dei maschi è più capiente di quello delle donne. E ciò ne dimostra la superiorità.
Ancora: poiché il cervello del maschio pesa di più di quello della femmina, possiamo stare tranquilli sulle conclusioni già desunte grazie a pallini e misurazioni effettuate con compassi di vario genere.
A queste convinzioni aderivano personalità come Charles Darwin, ne L’origine dell’uomo, o Cesare Lombroso, psichiatra di grido e fondatore dell’antropologia criminale, che nel suo La donna delinquente, la prostituta e la donna normale, pubblicato nel 1893 con grande successo internazionale, spiegava che la donna è in tutto inferiore all’uomo, menzognera, stupida e cattiva, che “ha molti caratteri che l’ avvicinano al selvaggio, al fanciullo, e quindi al criminale: irosità, vendetta, gelosia, vanità”, e che “nella mente e nel corpo, la donna è un uomo arrestato nel suo sviluppo”.
Oggi sappiamo che le misurazioni con il bilancino degli scienziati materialisti ottocenteschi erano esatte, ma non tenevano conto del fatto che tutto il corpo umano pesa maggiormente di quello femminile. Come ricorda Giulio Maira, direttore Istituto di Neurochirurgia Policlinico Gemelli di Roma, “l’encefalo di una donna pesa in media 1.200 grammi, quello di un uomo un po’ di più: 1.350 grammi”; inoltre il cervello maschile ha anche un maggior numero di neuroni.
Ma, qui sta la “novità”, il cervello delle donne possiede le sue caratteristiche peculiari, originali, tra cui un maggior numero di connessioni tra i due emisferi (“Pur avendo le donne un numero minore di neuroni, tuttavia possiedono aree cerebrali con almeno il 10% di neuroni e connessioni in più...”; G. Maira, Sole 24 ore, 25/7/2014).
Ciò sta a significare, come scrivono lo psichiatra Tonino Cantelmi e lo psicologo Marco Scicchitano, nel loro Educare al femminile e al maschile (un ottimo mix di conoscenze scientifiche, esperienza, buon senso e buona filosofia), che decidere chi sia “superiore” o “inferiore” tra l’uomo e la donna, è come stabilire se a tavola sia più importante il coltello o la forchetta.
Uomo e donna, è sempre più evidente, sono dunque diversi in tutto, dai genitali agli ormoni, e persino nel cervello (nonostante il maschilismo scientista di Lombroso, il femminismo radicale e l’ideologia gender): proprio per questo complementari.
Se è vero che un figlio nasce dalla relazione tra due persone con differente identità sessuale, un maschio e una femmina, è altrettanto vero che costoro non si completano soltanto perché uno mette lo spermatozoo e l’altra l’ovulo, ma anche perché persino i loro cervelli sono strutturalmente e funzionalmente differenti, complementari.
Come a dire che solo con entrambi, cervello maschile e cervello femminile, si legge la realtà a 360 gradi. Il buon senso lo insegna e le neuroscienze lo confermano: camminando a braccetto, maschio e femmina, vedono più chiaro.
Qui un articolo scientifico, His brain, her brain:
Qui:
Qui due facciate da Cavalieri e principesse, di Giuliano Guzzo (Cantagalli, Siena, 2017):
Di seguito alcune pagine dal libro di Cantelmi e Scicchitano, Educare al femminile e al maschile:
Ulteriore approfondimento:
Le differenze tra il cervello maschile e femminile sono almeno cinque e riguardano volume, peso, struttura, composizione, funzionamento del cervello. Tanto per cominciare, il cervello degli uomini è almeno tra il dieci e il quindici per cento più grande di quello donne (1), cosa visibile già al momento della nascita con il cervello di neonati di sesso maschile più grosso, secondo alcuni studiosi, da un minimo del dodici fino al venti per cento rispetto a quello delle neonate (2). Ciò non ha alcuna diretta implicazione nelle facoltà intellettive, come è visto, ma costituisce senza dubbio un primo elemento di differenziazione al quale si accompagna quello del peso: effettuando confronti fra cervelli uomini e donne post mortem, si è infatti potuto scoprire come quello maschile pesi in media poco meno di un chilo e quattrocento grammi e quello femminile più di un etto in meno (3).
Queste differenze però non solo non devono impressionare perché rapportate, come si è detto, alla massa corporea, ma anche perché si presentano in modo del tutto simile anche per organi quali fegato, cuore e reni (4). Per quanto riguarda le differenze strutturali, esse – secondo una ricerca che ha considerato gli studi pubblicati sull’argomento tra il 1990 e il gennaio 2013 – sono anzitutto quattro ed interessano l’amigdala, l’ippocampo, il planum temporale e il lobo dell’insula, spesso chiamata corteccia insulare o semplicemente insula (5).
[…] Grazie al premio Nobel per la Medicina Roger Sperry (1913-1994) conosciamo le specifiche di ciascun emisfero: quello sinistro, razionale, concreto, logico, lineare, analitico, matematico; quello destro, emotivo, creativo, immaginativo, intuitivo, olistico. Più in generale, tradizionalmente si associa l’emisfero destro – che si potrebbe considerare un po’ “emisfero ingegnere” – alle abilità spaziali e di ragionamento logico, quello sinistro – che invece si può immaginare come “emisfero poeta” – alle abilità verbali. Ebbene, gli emisferi sono connessi fra loro da un insieme di fibre denominate corpo calloso che sarebbe maggiormente spesso nelle donne così facilitando in qualche modo, nel sesso femminile, la comunicazione interemisferica.
Nei soggetti maschili gli alti livelli di testosterone presenti durante il periodo prenatale pare determinino un rallentamento della crescita dell’emisfero sinistro, che controlla la parte destra del corpo. Tale rallentamento causato da un’eccessiva quantità di testosterone determinerebbe conseguentemente una dominanza dell’emisfero destro o “emisfero ingegnere” quindi una dominanza della mano sinistra e si assocerebbe ad una più elevata incidenza di disturbi autoimmunitari; in effetti, è stata osservata una maggiore incidenza di mancini e di disturbi autoimmunitari nei maschi (6). Inoltre, l’ipotesi della dominanza nei maschi dell’”emisfero ingegnere” risulta in accordo con le risultanze di un gran numero di ricerche sulle differenze tra uomo e donna in ordine alle attitudini mentali, che da un lato vedono nei maschi una maggior frequenza di disturbi del linguaggio ma capacità visuo-spaziali e matematiche superiori e, dall’altro, attribuisce alle donne più elevanti punteggi nelle abilità verbali (7).
Quanto al corpo calloso, che favorirebbe – perché più spesso – una maggior comunicazione interemisferica nelle donne, e quindi una maggiore localizzazione delle funzioni nel cervello maschile, che sarebbe pertanto funzionalmente asimmetrico. Conseguentemente, ci sarebbe da aspettarsi che talune lesioni cerebrali – se riguardanti un solo emisfero – possano produrre maggiori danni all’uomo, che ha una maggior specializzazione emisferica e quindi una localizzazione funzionale più rigida, anziché alla donna: ed è proprio ciò che si è visto. Infatti lesioni dell’emisfero sinistro provocano nei maschi afasia con una frequenza tre volte superiore alle femmine ed una maggiore compromissione delle abilità verbali (8).
(Guzzo G., CAVALIERI E PRINCIPESSE, Cantagalli 2017, pp. 62-66. I riferimenti bibliografici cui rimandano le note sono all’interno del libro)
Un pensiero riguardo “Cervello maschile e cervello femminile: differenze e complementarità”
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