Nel suo Manifesto per scettici (ma non troppo) in cerca di Dio (Lindau), Giovanni Straffelini, docente presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Trento, nota, riguardo al Big Bang, che:
a) tutto ciò che inizia ad esistere ha una causa
b) l’universo ha iniziato ad esistere
c) l’universo deve avere una causa
Tra le varie cose si sofferma sull’entropia, in questo modo:
Per la scienza, la capacità dell’uomo di avere consapevolezza di sé e delle cose del mondo è un “arduo problema”. Pensiamo alla strada incredibile che devono fare la immagini che provengono dalla realtà “là fuori” per raggiungere la nostra mente, e diventare nostri pensieri consapevoli, nostri ragionamenti, desideri, emozioni. Riuscirà la scienza a risolverlo?
Strafellini è sicuro di no. Come scrisse Wittgenstein “La risoluzione dell’enigma della vita nello spazio e nel tempo è fuori dello spazio e del tempo”.
E questo è un forte rimando all’esistenza di una mente superiore ed esterna alla nostra materialità, che dopo aver dato il via al tutto e aver creato la vita sulla terra, si è occupata dell’Uomo, della sua anima e della sua libertà.
Il metodo scientifico, basato sulla razionalità dell’uomo, è la strada maestra per capire l’universo e il ruolo dell’Uomo al suo interno. Certo, esso non è sempre garanzia di risultato sicuro, e proprio lo studio dei passaggi fondamentali che hanno portato l’uomo ad essere quello che è – i 3 Big Bang: la nascita dell’universo, la comparsa della vita sulla terra, la comparsa dell’uomo – è tempestato di difficoltà che si moltiplicano come infinite matrioske, mostrando come la scienza abbia dei limiti che almeno in questi casi appaiono come barriere invalicabili, e dunque un forte rimando all’esistenza di Dio. E se noi, senza abbandonare la sicurezza del metodo scientifico “guardiamo a questi Big Bang col cuore aperto al divino, ecco che Dio può venirci incontro” e arricchire la nostra capacità di vivere.