Francis Collins (1950) è un genetista americano che ha guidato il team di ricercatori che ha decifrato il genoma umano.
Riassume così la sua concezione dell’evoluzione e dell’uomo, nel suo
Il linguaggio di Dio (Sperling & Kupfer, 2007)
Altre sue considerazioni:
Il Big Bang? “L’idea di un inizio finito dell’universo non è del tutto consonante con la concezione buddista”, come non lo è con le visioni panteiste, ma si accorda con l’idea di un Dio Creatore trascendente ed è quindi perfettamente compatibile con la teologia medievale cristiana e col pensiero biblico.
Anzi, si può dire che è un’idea filosoficamente già intuita da pensatori cristiani assai prima della nascita della scienza moderna. Infatti “se Dio esiste è sovrannaturale; se è sovrannaturale, non è limitato dalle leggi naturali; se non è limitato dalle leggi naturali, non c’è ragione perché debba essere limitato dal tempo; se non è limitato dal tempo, è nel passato, nel presente e nel futuro”, e quindi “poteva esistere prima del Big Bang e potrà esistere anche dopo la scomparsa dell’universo”.
La genetica? “Il manuale di istruzioni di Dio”, “il linguaggio di Dio”, che però “non spiegherà mai certi speciali attributi umani, come la conoscenza della legge morale e l’universalità delle ricerca di Dio”.
L’evoluzione? “L’elegante piano di Dio per la creazione del genere umano”.
L’inizio della vita? Con la fecondazione, cioè dal concepimento: “dal punto di vista di un biologo i passi successivi all’unione tra spermatozoo e ovulo si verificano in un ordine altamente prevedibile, in direzione di una complessità crescente e senza confini netti tra una fase e l’altra”