A 40 anni dalla sua morte, esce una nuova biografia di Werner Heisenberg, premio Nobel per la Fisica e uno dei padri della meccanica quantistica. Vi si analizzano la vita del grande fisico, il suo interesse per la filosofia, i suoi rapporti con il nazismo, e il dilemma morale: biocottare o meno la bomba atomica di Hitler?
Riportiamo un capitolo dal libro di Francesco Agnoli, L’uomo che poteva costruire la bomba: Il fisico Werner Heisenberg poteva boicottare l’atomica di Hitler? (Gondolin, Verona, luglio 2016).
Il Premio Romano Guardini e l’“ordinamento divino del mondo”
In molti, nella Germania del dopoguerra, hanno avuto modo di credere all’azione occulta contro il nazismo di Heisenberg, compresi personaggi che avevano perso i loro cari nel corso delle persecuzioni hitleriane: è anche per questo motivo che nel 1973 lo scienziato tedesco riceve dall’Accademia Cattolica di Baviera il premio “Romano Guardini”.
Un premio dedicato ad un filosofo e teologo cattolico che nel 1923 era stato chiamato dal Ministro dei Culti e dell’Istruzione per la Prussia, ad inaugurare una cattedra di Religionsphilosophie und katholische Weltanschauung presso l’Università di Berlino.
Berlino: un ambiente ostile in cui predominavano posizioni avverse al cattolicesimo romano. Nonostante l’isolamento iniziale, nonostante la freddezza dei colleghi e dell’apparato, Guardini riuscì negli anni ad attirare l’attenzione di migliaia e migliaia di studenti, ma anche di persone mature, professionisti, intellettuali.
Anche i ragazzi della Rosa Bianca, alcuni dei quali convertiti dal protestantesimo al cattolicesimo – più decisamente schierato contro il nazismo – avevano trovato in lui, e nel vescovo von Galen, un faro ispiratore.
Finché il regime, dopo averlo posto sotto osservazione dal 1936, non decise di abolire la sua cattedra.
Ebbene, nel discorso di conferimento del premio Guardini ad Heisenberg, fisico ma anche ottimo conoscitore della storia della filosofia, viene citato il medico e biochimico ebreo Leon Kass, allora uno dei primi a mettere in guardia dalle manipolazioni sull’uomo, dai “sogni di certi progettatori di antropotecnologia”, e si fa riferimento all’atteggiamento di Heisenberg, alla sua visione unitaria dell’uomo, alla sua avversione al positivismo e alla sua apertura alla metafisica e alla religione.
In risposta a questo discorso, Heisenberg tiene una piccola conferenza in cui ricorda anzitutto il suo debito con il mondo spirituale, profondamente religioso, cristiano, di Romano Guardini, di cui dice di aver letto, in gioventù, alcuni scritti e che ricorda di aver poi conosciuto anche personalmente.
Rammenta poi gli effetti benefici del sapere scientifico, e i pericoli di un uso delle conoscenze svincolato da un giudizio morale: “D’altra parte la scienza può essere usata per elaborare armi con la più atroce capacità distruttiva” e questo dimostra che scienza e tecnica non possono darsi, da sé, il proprio fine, che deve invece essere stabilito osservando l’uomo nella sua interezza. Heisenberg afferma inoltre di aver spesso riflettuto, nel corso della vita, a riguardo di tanti luoghi comuni edificati spesso su una interpretazione faziosa del processo a Galilei, e di essere convinto “del rapporto tra questi due mondi spirituali [quello religioso e quello scientifico, ndr], perché della realtà di ciò cui essi rimandano non ho mai dubitato”.
Dopo aver osservato che “lo scienziato che, come Galileo e Keplero, scopre strutture matematiche nei fenomeni, rende visibili attraverso le sue scoperte ordinamenti parziali che fanno parte dell’ordinamento divino del mondo”, Heisenberg ritorna sull’autore tanto amato da Guardini e da Einstein: Dostojevskij.
E lo fa in questo modo: “La vita di questi personaggi [dei suoi libri, ndr] è pervasa completamente, in ogni istante, dalla lotta per la verità religiosa, è in certa misura permeata dallo spirito cristiano, e così ha importanza relativa se questi uomini, nella lotta per il bene, vincono o restano sconfitti. Anche i peggiori di loro sanno cos’è bene e cos’è male, misurano il proprio agire sulle immagini guida fornite loro dalla fede cristiana. Qui risulta inefficace anche la famosa obiezione contro la religione cristiana, secondo cui gli uomini si comporterebbero all’interno del mondo cristiano in modo ugualmente spaventoso che fuori di esso. Questo è vero, purtroppo; ma è anche vero che gli uomini conservano, all’interno di esso, una chiara capacità di distinguere tra bene e male; e solo dove essa è presente sopravvive la speranza di miglioramento. Dove non ci sono più immagini guida a indicare il cammino, insieme alla scala di valori scompare anche il senso del nostro agire e soffrire, e alla fine restano solo negazione e disperazione. La religione è dunque la base dell’etica, e l’etica è il presupposto della vita. Perché infatti dobbiamo quotidianamente prendere decisioni, dobbiamo conoscere o quantomeno intuire i valori secondo i quali orientiamo il nostro operato”.
Queste sue considerazioni mostrano evidentemente quale possa essere stato il suo dilemma morale, negli anni del nazismo e dell’atomica – collaborare? Non collaborare? E sino a che punto? Rischiare o non rischiare la vita? Lasciare o non lasciare la Germania? – e come Heisenberg creda, con i ragazzi della Rosa Bianca, che solo fidando in un ordinamento divino del mondo, non solo fisico (leggi fisiche), ma anche etico (leggi morali), l’uomo possa evitare di cedere alla tentazione di farsi egli stesso Dio, cioè creatore del bene e del male, oppure distruttore.
Continuando le sue considerazioni sulla religione, Heisenberg afferma che essa non è solo “la base dell’etica; essa è anche questo, apprendiamo da Guardini, soprattutto la base della fiducia. Come da bambini apprendiamo il linguaggio e la comunicazione in esso possibile come la parte più importante della fiducia negli uomini, così dalle immagini e dalle parabole della religione, che rappresentano pure una sorta di linguaggio poetico, deriva la nostra fiducia nel mondo, nel senso della nostra esistenza in esso”.
A tal riguardo Heisenberg osserva che a suo parere “se c’è molta infelicità tra gli studenti di oggi, causa di ciò non sono i problemi materiali, ma la mancanza di fiducia, che rende al singolo troppo difficile dare un senso alla propria vita”. Occorre quindi “ritrovare l’equilibrio naturale fra le condizioni di vita spirituali e quelle materiali. Si tratterà di rendere di nuovo vitali nella quotidianità i valori fondanti nella forma spirituale della società, di conferire loro tanta luminosità che la vita del singolo si orienti spontaneamente su di essi”.
Vedi anche:
http://www.filosofiaescienza.it/heisenberg-commenta-talete/