L’utero in affitto: cosa è, come funziona, quanto costa?

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Fabrizio Del Noce, nel suo Non uccidere (Mondadori, 1995), è uno dei primi giornalisti a raccontare la pratica dell’utero in affitto.

Scrive che nel 1995 in Usa un utero in affitto veniva a costare circa 41.000 dollari; 16.000 all’agenzia, 10.000 alla prestatrice d’utero, 15.000 per le spese mediche

e l’assistenza legale.

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Perché l’assistenza legale? Perché l’utero in affitto porta con sé dei gravi problemi e infinite variabili.

Ne ha parlato anche la giornalista dell’Espresso Giulia Valentini, nel suo La fecondazione proibita (Feltrinelli, 2004) da pagina 86 a pagina 94.

Succede, per esempio, scrive la Valentini, che la gestante si affezioni al bambino portato in grembo, e che alla fine decida di non “consegnarlo”; o che faccia pesare la sua presenza anche dopo il parto, ritagliandosi a forza uno spazio nell’affetto del bimbo e nella famiglia. Oppure approfitta per alzare il prezzo, man mano che l’ora del parto si avvicina.

Si registrano anche casi di gestanti che decidono in corso d’opera che non ne vale la pena, e abortiscono il bimbo geneticamente non loro; che sono malate di aids, e contagiano il nascituro; che gestiscono la gravidanza senza alcuna precauzione, danneggiando il futuro neonato. Succede, ancora, che la coppia committente, nell’arco dei nove mesi, si separi, e nessuno allora voglia più il bambino “ordinato”; che abbandoni il bambino o ne chieda l’aborto; o che alla fine del parto nessuno riconosca il neonato come suo, perchè non sufficientemente sano, bello…

L’utero in affitto, oggi legale in vari paesi del mondo, è stato vietato in Italia nel 2004, con la legge 40. Prima di questa data, non essendovi divieto esplicito, la pratica era di fatto permessa. Le cronache ricordano almeno un caso: quello di un ricco pasticcere di Seregno, sposato, che affittò l’utero di una donna immigrata algerina. Costei ne approfittò e alzò di continuo il prezzo: chiese 40 milioni, poi una paninoteca in gestione, poi una macchina sportiva. Alla fine il pasticcere si seccò e la allontanò.

Ma la moglie, disperata per tutta questa vicenda, si sparò in testa: non morì, ma rimase cieca (vedi scannerizzazione dal libro della Valentini):

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Oggi la pratica dell’utero in affitto sta prendendo sempre più piede.

Sempre più numerosi i viaggi dai paesi ricchi all’Ucraina o all’India, dove molte donne povere, costrette dall’indigenza o talora dalla famiglia, passano la loro vita facendo, come “lavoro”, in apposite cliniche controllate, le prestatrici d’Utero per i ricchi americani o europei. Con il rischio di morire, come Premila Vaghela (vedi foto sotto)

 

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O come Brooke Lee Brown, morta a 34 anni, facendo figli per conto terzi (“Viveva a Burley, in Idaho, mamma surrogata seriale: otto gravidanze a carico di cui cinque su commissione. Alla fine del 2014, dopo solo tre mesi di pausa, il nuovo transfer per una coppia spagnola. A pochi giorni dal parto programmato di due gemelli”, l’ 8 ottobre 2015, “la placenta di Brooke si è rotta. Per lei e per i suoi bambini non c’è stato nulla da fare“; Il Mattino, 24 gennaio 2016;  http://27esimaora.corriere.it/articolo/laltruismo-i-dubbi-e-il-primo-decessoparlano-le-donne-che-affittano-lutero/).

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In Italia i casi più famosi di ricorso all’utero in affitto sono quelli del senatore del Pd e presidente onorario di Arcigay Sergio Lo Giudice, coautore del ddl Cirinnà, e del noto politico di SEL (Sinistra, ecologia e libertà) Nichi Vendola. Entrambi sono ricorsi all’utero in affitto negli Usa, in California. Spesa stimata per acquisto ovuli e affitto dell’utero: almeno 100 mila dollari.

Secondo Debora Spar, docente di economia ad Harvard, ed autrice di Baby Business, il mercato dell’utero in affitto è sempre più ricco.

Tra le controindicazioni, il fatto che siano soprattutto le donne nere povere a prestarsi per denaro per single, gay, coppie ricche:

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Qui Monica Ricci Sargentini, del Corriere della sera, racconta alcuni casi:

http://27esimaora.corriere.it/articolo/laltruismo-i-dubbi-e-il-primo-decessoparlano-le-donne-che-affittano-lutero/

 

 

Di seguito alcuni casi di cronaca esemplari:

  1. il senatore del Pd Sergio Lo Giudice dice di aver pagato tra gli 80 e i 100 mila dollari. I due bambini nati con questa pratica hanno una madre genetica (che ha venduto l’ovulo) e una madre gestazionale, ma non avranno mai, durante la loro vita, una mamma, bensì due “padri”

Lo giudice

2 Il caso delle donne nepalesi “affittate” da israeliani

Nepal

3 un caso abbastanza tipico: il bambino è down, oppure malato, e nessuno lo vuole più…(https://www.huffingtonpost.it/2014/08/02/utero-affitto-coppia-australiana-bambino-down_n_5643899.html#:~:text=La%20donna%2C%20Pattharamon%20Janbua%2C%20partorisce,gemello%20portatore%20di%20handicap%2C%20Gammy. )

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4 il bambino non è più voluto: la madre gestazionale è spinta ad abortire, oppure il bambino…

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5 il caso famoso dell’Ucraina
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6 il ricorso all’utero in affitto è una delle cause del crollo delle adozioni

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